SiglaGidsa

 

  divisori_492

image003

Storia del Gruppo

di  Enzo Garofalo

 

 

Sono a letto con un bel febbrone. Suonano alla porta. Sono il Parroco Don Amedeo Zanotti, Franco Lilli  e Massimo Rossolini che dicono di dovermi parlare. Penso: “Cosa ci sarà di tanto importante da non poter attendere qualche giorno?”. La mia curiosità viene subito soddisfatta. “Enzo - inizia Don Amedeo - abbiamo deciso che in Parrocchia urge la costituzione di un Gruppo Donatori Sangue e abbiamo pensato che tu possa essere la persona giusta per dirigere questa nuova attività. Abbiamo donato già in sei/sette persone, occorre continuare”. La febbre ha una brusca impennata. Cerco di prendere tempo, ma dopo pochi giorni la richiesta mi viene riproposta. Accampo ancora delle scuse (famiglia, lavoro, disconoscenza completa del problema, altri impegni, ecc. ecc.), ma non approdo a nulla. Resisto ancora un poco, poi capitolo. Con voce molto flebile pronunzio: “Tenterò“.

 

Stiamo parlando dell’autunno 1979. Nel frattempo Clotilde Maltempi, che per prima si era interessata del problema, ha provveduto a redigere l’atto costitutivo. Nasce in questo modo il Gruppo dei Donatori di Sangue “San Filippo Neri” affiliato all’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”. Esso, sia per la vicinanza al nostro quartiere sia per le finalità che si prefigge, risponde in pieno a quelle che sono le nostre aspirazioni.

 

Ricordo con affetto i primi donatori: Don Amedeo Zanotti, Don Vincenzo Apicella, Don Alberto Pacini (in seguito sarà il primo donatore del Gruppo a sottoporsi al “Separatore Cellulare”), Emilio Di Marzio, Vilma Mari, Maria Papa, Clotilde Maltempi e il sottoscritto. Inizia così la mia personale avventura. Non conosco nulla circa la donazione di sangue. Cerco di approfondire il problema con i medici del “Bambino Gesù” specialmente con l’allora Direttore del Centro Trasfusionale Prof. Pietro Balloni. Quanti ricordi si ricollegano a questo periodo iniziale! Cominciano a giungere richieste di assistenza e le sacche di sangue depositato si possono contare sulle dita di una mano. E’ stato un periodo molto duro! Se l’Ospedale non ci avesse sempre aiutato anche quando non avevamo neppure un flacone di sangue depositato, sono certo che l’avventura si sarebbe conclusa molto presto.

 

Intanto, sfruttando tutti i legami che avevo in parrocchia, inizio a “scocciare” tutti gli amici. Il passo è stato breve e per molti sono divenuto “il vampiro” o “il sanguisuga”. Intanto, ogni sabato, due o tre persone che sono state contattate durante la settimana, si recano, accompagnati da me, presso il Centro Trasfusionale. Piano piano il “gioco” comincia a prendere forma e mi appassiona sempre di più. Finalmente, nel 1985,  il Gruppo conta ormai una settantina di donatori. Perché non tentare la prima donazione in Parrocchia? Detto fatto. Contattiamo il Bambino Gesù ricevendo una entusiastica approvazione. Il 12 ottobre, preceduta da una campagna di informazione molto forte, si tiene la prima donazione e si raccolgono 38 flaconi di sangue (le persone presenti furono una cinquantina). Come inizio poteva andare bene! Bisogna soltanto migliorare.  Prima della donazione nasce il “Gruppo di Coordinamento” formato da una ventina di persone (tutti già donatori) che ancora oggi operano con me. I compiti sono subito delineati: volantinaggio, affissione locandine, pulizia locali il giorno prima della donazione, sistemazione di tutte le attrezzature che il Bambino Gesù ci invia prima della donazione (per molti anni siamo andati noi personalmente in Ospedale a prendere il materiale necessario anche a costo di grandi sacrifici, chiedete a Giampaolo Bertoni e Carlo D’Angelo se ne sanno qualcosa), assistenza alla donazione, gestione del famoso “Bar” in grado di offrire a tutti coloro che si presentano per la donazione una sostanziosa colazione e quant’altro possa occorrere per la buona riuscita della “Giornata della Donazione”.

 

Con il loro aiuto, tutto procede a gonfie vele. In parrocchia si parla sempre più spesso di questa nuova attività; continuano ad aumentare le adesioni e con l’approvazione di Don Amedeo ci alterniamo all’ambone per indirizzare a tutta la comunità messaggi concisi sulla donazione di sangue. Arriva il momento delle prime premiazioni per i donatori del nostro Gruppo con diplomi e medaglie e ciò in occasione di grandi feste che l’ospedale organizza (ricordo ancora quella effettuata presso il complesso del S. Michele appena restaurato). Sempre più spesso partecipiamo, con una nostra squadra, a vari tornei di calcetto (c’era ancora la gioventù). Piano piano la voce si diffonde presso le altre Parrocchie limitrofe. Abbiamo donatori in quasi tutte le Parrocchie della Prefettura e, cosa molto bella, di diverse nazionalità. A questo punto ci chiediamo: “Perché non parlare della problematica del sangue presso le altre Parrocchie?”. Per concretizzare questa idea occorre ricercare un referente presso ogni Parrocchia che abbia voglia di impegnarsi. Siamo abbastanza fortunati. In successione entrano a far parte del nostro “Gruppo” Santa Maria Assunta e S.Giuseppe a Primavalle. Forse questo è il ricordo più bello. In quel periodo, parroco di quella Parrocchia era Don Mario Bissi, che negli anni sessanta-settanta  era stato, presso la parrocchia San Filippo Neri, assistente e amico maggiore  per molti di noi. Quando gli esponiamo il problema con un sorriso ci porge un mazzo di chiavi dicendo: “Fate pure; è casa vostra”.  La stessa accoglienza riceviamo da Don Luigi Storto, Parroco di San Pio V°; Don Sergio Casalini,  Parroco di San Lino; Don Alberto Manunza, Parroco di San Giuseppe all’Aurelio. Non posso dimenticare i nostri Parroci: Don Amedeo Zanotti, Antonio Panfili e, ultimo di ordine di tempo, Don Nunzio Currao. Dei primi due sappiamo tutto o quasi. Don Nunzio, almeno per quanto concerne la nostra attività è stato una vera manna. La pastorale sanitaria è una componente molto sviluppata del suo DNA. Meglio di così!  Quanto aiuto ci hanno dato  e ci danno tuttora questi sacerdoti! Ritengo che la carica che ancora oggi è in noi proviene in buona parte dall’accoglienza che ci hanno dato nelle loro Parrocchie. Anche per questo sto tentando di avere un contatto con i Seminari Romani per poter esporre a tutti i seminaristi un problema che si porrà al momento del loro insediamento nelle varie Parrocchie; dal loro comportamento, infatti, potrà dipendere l’esistenza o meno di nuovi gruppi di donatori. Anche la Parrocchia Nostra Signora di Lourdes, con l’aiuto del Gruppo Scout, è entrata della famiglia del G.I.D.SA e si cominciano a vedere i primi frutti.

 

Una persona attenta avrà notato che invece di parlare del Gruppo Donatori Sangue “SAN FILIPPO NERI” siamo passati alla sigla G.I.D.SA. (GRUPPO INTERPARROCCHIALE DONATORI SANGUE) con l’intento di mettere in risalto la pluralità delle Parrocchie aderenti.

 

Seminate! Altri raccoglieranno per voi! Importante è stato seminare. Un esempio? Fabrizio Erba e Raffaella Lumini, due nostri donatori facenti parte del Gruppo di coordinamento, dopo il matrimonio si sono trasferiti in un'altra zona di Roma. Hanno proseguito il loro cammino di fede presso la Parrocchia dell’Annunziatella e hanno pensato di continuare l’esperienza che avevano fatto con il nostro Gruppo. Il giorno della prima donazione, insieme a Giampaolo ci siamo recati presso la loro Parrocchia. Tutto era stato organizzato nel miglior modo possibile! Abbiamo quindi accettato un buon caffè e li abbiamo lasciati alla loro attività (c’erano più di settanta donatori in attesa). Se questa non è provvidenza !

 

Non posso dimenticare l’aiuto avuto a suo tempo dal Gruppo Scout “Roma 122”. Con la Comunità Capi abbiamo fatto, per una intera giornata, opera di sensibilizzazione in Via Boccea. Questo ci ha fatto fare un bel balzo in avanti! Infatti, in occasione della successiva donazione, si sono presentate oltre 90 persone.

 

 

 

 divisori_492
G.I.D.Sa." Gruppo Interparrocchiale Donatori Sangue

c/o Parrocchia San Filippo Neri alla Pineta Sacchetti - Via Martino V° 28 - 00167 Roma